In quest’articolo ci concentreremo sulla strategia per dimagrire e curare dal punto di vista comportamentale: Diabete mellito di tipo 2 (DM2), sindrome metabolica (SM) ed obesità.
Per la clinica si rimanda ai seguenti link:
Molto spesso obesità, DM2 e SM sono la conseguenza di:
- ridotta attività fisica
- consumo di prodotti alimentari ad alto indice glicemico/insulinico (di solito sono quelli raffinati tipo Farina OO, zucchero bianco e grassi idrogenati)
- dieta povera di fibre (l’assenza di frutta e verdure predispone alle patologie del tratto intestinale quali: diverticolosi/ite e tumore al colon retto)
- eccessivo consumo di acidi grassi saturi
- diete iperproteiche
Ascoltiamo il parere del Prof. Berrino dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
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I pazienti, spesso per colpa di una cattiva informazione, si illudono di potersi curare attraverso il solo consumo di farmaci (ipoglicemizzanti orali, statine, eczetimibe, insulina) continuando a perseguire uno stile di vita inadeguato.
I farmaci sono un supporto che non può prescindere per la guarigione da un corretto stile di vita e soprattutto alimentare: in questi pazienti, il dimagrire si associa ad una diminuzione della sintomatologia e del rischio cardio-vascolare.
Dimagrire è molto spesso un problema per i pazienti che non sanno come modificare il proprio regime alimentare.
Introduciamo i seguenti concetti
Indice glicemico (IG): indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all’assunzione di un quantitativo dell’alimento contenente 50 g di carboidrati misurando l’andamento della curva a campana dal momento dell’ingestione a due ore dopo. Ha sostituito il vecchio concetto di ‘calorie’.
Indice insulinico: indica l’impatto di un cibo direttamente sull’insulinemia e non sulla glicemia, permettendo di valutare più precisamente la risposta insulinica degli alimenti. Cibi proteici dal contenuto assente di carboidrati, e quindi ad indice glicemico equivalente a 0, come la carne o il pesce, riescono a stimolare significativamente l’insulina, nonostante non causino iperglicemia. Mentre latte e derivati danno una risposta insulinemica molto alta nonostante l’indice glicemico basso/medio.
Implicazioni:
- L’insulina in grandi quantità favorisce la lipogenesi e la liberazione di fattori di crescita (IGF1), pertanto, l’abituale consumo di cibi ad alto indice glicemico / insulinico (cioè cibi raffinati) non possono associarsi ad un dimagrimento!
- Un paziente diabetico non riesce a gestire un alimento che necessita di una dose eccessiva di insulina, al contrario gestisce meglio un alimento a basso indice insulinico
Attività fisica: perchè serve?
L’attività fisica di tipo aerobio si traduce in importanti vantaggi:
- aumenta il metabolismo basale nelle ore successive (si consuma di più a riposo)
- permette di bruciare le riserve energetiche
- permette al muscolo di assorbire glucosio dal sangue senza lo stimolo insulinico
- aumento HDL (il cosiddetto colesterolo buono) e diminuzione LDL (colesterolo cattivo)
Per dimagrire è bene praticare attività fisica ad alta intensità almeno 3 volte a settimana!
L’attività di tipo anaerobio (attrezzi e pesi) ha il vantaggio di aumentare la massa magra in modo da aumentare il metabolismo basale.
Il consiglio generale che ne scaturisce per il paziente, è di fare attività fisica (anche semplici passeggiate) ogni volta sia possibile.
NB dimagrire e perdere peso non sono sinonimi: L’approccio corretto dovrebbe essere quello di ridurre il grasso corporeo e non quello di ridurre il peso in linea generale, poiché così facendo si rischia di perdere i muscoli, che sono proprio quelli che dovrebbero aiutarti a bruciare il grasso. Le diete poi falliscono anche perché le perdite di peso sono troppo rapide, tanto che il corpo entra in una condizione di difesa e tende, per com’è progettato, a risparmiare il grasso.
Al supermercato: cosa comprare?
In realtà è più corretto domandarsi: cosa NON comprare?
Risposta:
- I prodotti raffinati: Farina 00, zucchero bianco, pasta
- salumi ed insaccati
- formaggi
- bevande zuccherate (es: coca cola) ed alcolici
- carne (soprattutto quella rossa): Recentemente l’ASSOCIAZIONE NUTRIZIONISTI ITALIANA ha dato la sua APPROVAZIONE alle diete vegetariane per i pazienti diabetici. Uno degli aspetti più importanti delle diete vegetariane è il maggior consumo di fibre vegetali, che è senz’altro utile in quanto aumenta il senso di sazietà, ha effetti positivi sul sistema digerente e soprattutto aiuta la persona con diabete a ridurre il picco postprandiale della glicemia.
Cosa prediligere?
- altri tipi di farine meno raffinate e con altre proprietà: farina di farro (ricca di proteine vegetali), farina integrale (ricca di fibre), farina di riso (senza glutine quindi adatta per i celiaci), farina di segale, farina di grano saraceno.
- pasta integrale, di farro, oppure soprattutto per i diabetici è indicata quella di segale (bassissimo IG)
- al posto dello zucchero bianco, meglio quello di canna, oppure, sciroppo d’acero, succo d’agave, stelvia
- verdura (escluse le patate): aumentano il senso di sazietà, promuovono la motilità intestinale (o peristalsi), rallentano l’assorbimento dei glucidi
- legumi
- altri tipi di cereale: riso integrale o riso rosso fermentato, miglio, quinoa, riso rosso (di cui sono state evidenziate proprietà che lo equiparano ad una statina naturale)
- pesce: soprattutto quello azzurro ed il salmone (ricco di grassi omega 3)
- bere molta acqua, soprattutto lontano dai pasti
- frutta di stagione, anche questa lontano dai pasti; in particolare si raccomandano i frutti di bosco per la capacità di mantenere il trofismo del micro circolo (soprattutto a livello maculare)
- soia: un ottima fonte di proteine vegetali e isoflavoni
NB La pasta integrale aiuta a tenere sotto controllo la fame nervosa ed è utile in caso di stitichezza proprio grazie al suo alto contenuto di fibre, ma non solo: può prevenire il rischio di tumore nei vari tratti dell‘intestino, senza contare che mangiando alimenti nella forma integrale si riduce l’assorbimento di grassi e di colesterolo.
Altra domanda: devo rinunciare ai dolci?!
Bisogna rinunciare ai dolci ‘convenzionali’ realizzati con farina 00 e zucchero bianco! tuttavia si può fare un uso moderato di altri tipi di dolci realizzati con altri tipi di farine e altri dolcificanti (vedi in seguito).
Focus on: farina di grano saraceno
Da una recente ricerca condotta in Canada, sembrerebbe che il grano saraceno contenga un principio attivo chiamato chiroinositolo che potrebbe avere un ruolo fondamentale nella cura del diabete mellito; secondo i risultati forniti da questi studi questa sostanza contenuta nel grano saraceno sarebbe in grado di abbassare del 19% la glicemia e aprirebbe quindi nuovi scenari nel trattamento di questa malattia così largamente diffusa.
Focus on: succo d’agave
Per coloro che soffrono di diabete il succo d’agave si è dimostrato un ottimo dolcificante, perché non altera il sapore di bevande o caffé, e possiede un bassissimo indice glicemico. Questo significa che farne uso non aumenterà la produzione di insulina e quindi non altererà i valori degli zuccheri nel sangue. Per le sue qualità dietetiche la Food and Drug Administration (FDA) ha riconosciuto che in dosi appropriate il succo d’Agave è un alimento adatto anche per i diabetici.
Da un recente studio degli scienziati del Centro de Investigación y de Estudios Avanzados, meglio noto come CINESTAV, dell’Instituto Politécnico Nacional, in Messico, arriva la constatazione che la pianta di Agave, che si utilizza tra l’altro come ingrediente principale per produrre la tequila, abbia la capacità di favorire la formazione di nuovo tessuto osseo e al contempo di stimolare la produzione dell’ormone GLP-1, un’incretina, ovvero un ormone rilasciato in circolo dall’intestino in risposta all’assunzione di cibo, la cui funzione primaria è la stimolazione della secrezione insulinica in base alle concentrazioni di glucosio presenti nel sangue.
Secondo lo studio condotto dal team di ricercatori messicani il merito dell’azione benefica dell’Agave è dei fruttani, oligosaccaridi tipici del mondo vegetale composti prevalentemente da fruttosio, usati dalle piante come riserva di energia e rintracciabili soprattutto nelle foglie e negli steli. Sono proprio loro le sostanze attive in grado di intervenire in caso di osteoporosi e diabete.
Riportiamo una tabella comparativa dell’indice glicemico dell’Agave rispetto ad altri zuccheri:
- Succo d’Agave 27
- Fruttosio 32
- Lattosio 65
- Miele 83
- Sciroppo di mais 89
- Saccarosio 92
- Glucosio 137
Come usare il succo d’agave
Lo sciroppo d’agave può essere usato come sostituto di zucchero in molte ricette; Si può usare l’agave per addolcire bevande, anche fredde come il tè freddo, perché si scioglie velocemente, in quanto possiede un’elevata solubilità.
Se si vuole impiegare per cucinare, proprio per il suo alto potere dolcificante e la mancanza di sapore, si può adoperare il ssucco d’agave nella preparazione di dolci, ricordandosi, però di usarne meno rispetto allo zucchero bianco, in quanto 75 gr di succo d’agave dolcificano come circa 100 gr di zucchero raffinato.
Focus on: la stevia
La stevia è un dolcificante naturale a 0 calorie.
Vantaggi della stevia rispetto allo zucchero:
- La Stevia in forma pura non è calorica e non alza la glicemia, un vantaggio per i diabetici e ipoglicemici.
- La Stevia non ha carboidrati ne grassi.
- A differenza di certi dolcificanti artificiali la Stevia non ha effetti collaterali e può essere consumata in modo sicuro
- Dal momento che la Stevia è senza zucchero, chi soffre di candida può usarla senza problemi.
- Recenti studi indicano che la Stevia può anche aiutare a ridurre la pressione sanguigna e a regolare i livelli di glucosio.
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Focus on: la soia
I principi attivi della soia sono flavonoidi, soprattutto isoflavoni come la daidzeina e la genisteina. Si tratta di molecole che hanno una funzione simile a quella degli ormoni femminili, gli estrogeni, prodotti dalle ovaie.
Agendo come estrogeni deboli, questi principi attivi aumentano la fase follicolare del ciclo mestruale, immediatamente precedente l’ovulazione e diminuiscono i livelli di progesterone du-rante la fase luteinica che segue.
Inoltre inibiscono la sintesi di LH e FSH, gli ormoni prodotti dall’ipofisi per stimolare la sintesi di estrogeni e progesterone da parte delle ovaie.
L’estratto di soia inibisce anche l’attività degli osteoclasti, le cellule che distruggono l’osso, favorendo, invece, l’azione degli osteoblasti, che lo ricostruiscono.
In più aumenta l’assorbimento intestinale di calcio, ne favorisce la fissazione nell’osso e ne riduce l’eliminazione tramite le urine.
Infine, gli isoflavoni contrastano l’ossidazione del colesterolo cattivo (LDL), rallentandone la deposizione sulla parete delle arterie riducendo così il rischio della formazione di placche atero-sclerotiche.
Rispetto agli estrogeni di sintesi, i fitoestrogeni di soia diminuiscono i livelli di colesterolo senza aumentare i triglicerdi o modificare l’epitelio vaginale e delle mammelle.
L’azione antiossidante ostacola anche l’aggregazione delle piastrine e si somma alla riduzione dell’accumulo di serotonina nelle piastrine stesse, riducendo la vasocostrizione delle coronarie.
Riassumendo la soia:
- contrasta l’osteoporosi
- riduce l’aterosclerosi
- riduce i sintomi postmenopausali
- è una preziosa fonte di proteine
Focus on: riso rosso fermentato
L’attività ipolipidemizzante del riso rosso fermentato è maggiore di quella della lovastatina preparata farmaceuticamente; una dose di riso rosso fermentato dispone di circa 7 mg di lovastatina, mentre la compressa farmaceutica ha dosi di 10, 20 o 40 mg.
E’ ancora da chiarire il meccanismo per cui una dose di riso rosso fermentato risulti più potente nel ridurre il colesterolo di una dose maggiore di lovastatina preparata farmaceuticamente, probabilmente per l’attività di altre sostanze in esso contenute.
Il riso rosso fermentato ha anche attività nel ridurre i trigliceridi.
In uno studio condotto su 502 pazienti afflitti da iperlipidemia, con un trattamento quotidiano di 600 mg 2 volte al giorno per 4 settimane si è avuta una riduzione del colesterolo totale del 22,7% e del colesterolo LDL del 30,9%.
Il riso rosso fermentato è oggi l’integratore alimentare più utilizzato contro l’ipercolesterolemia, a dosi di 200 mg al giorno.
FOCUS ON: succo di Pompelmo
Composto da: fibre, flavonoidi (naringina, isosakuranetina, esperidina, neoesperidina, diidrocanferolo, quercetina, canferolo, apigenina ecc.) e vitamine A, B e C
Proprietà:
- lipolitiche in quanto stimola il metabolismo degli acidi grassi (in particolare è consigliato di bere succo di limoncello prima dei pasti)
- drenanti e depurative a livello renale
- Ipotensivanti
- analgesiche
- immunostimolanti
- antimicrobiche (è indicato soprattutto in caso di cistite), antimicotiche (candida albicans), anti elmintiche
Interazioni farmacologiche: il succo del frutto aumenta la biodisponibilità di nifedipina, verapamil e nimodipina, e si comporta come inibitore enzimatico interferendo sul metabolismo di alcuni importanti farmaci (calcioantagonisti, dicumarolici, benzodiazepine, estroprogestinici, terfenadina, ciclosporina).
Conclusioni
Il consiglio finale è di trovare supermercati che offrano un’alternativa ai soliti prodotti; molto spesso questi prodotti realizzati con ingredienti ‘non raffinati’, si trovano in erboristeria o in negozi biologici specializzati, quindi il primo step è informarsi.
é importante iniziare un percorso di cambiamento in quanto dimagrire perdendo grasso comporta:
- Aumento dell’aspettativa di vita: dimagrire di 1 Kg = aumento sopravvivenza di 3-4 mesi
- Diminuzione pressione arteriosa: dimagrire di 1 Kg = riduzione di 2,5mmHg di Pressione Arteriosa Sistolica e 1,7 mmHg Pressione arteriosa diastolica
- Dimagrire di 3 kg = diminuzione di 1 punto Hb glicata %
- Riduzione degli eventi cardiaci, mortalità e morbilità in pazienti con pregresso IM
- Riduzione della mortalità diabetica e delle sue complicanze nei diabetici di tipo II, riduzione del rischio di sviluppare diabete di tipo II nei pz sovrappeso
- Migliorare: ipertensione, dislipidemia, controllo glicemico.
1 Comment
Francesca Toretti
purtroppo non è così facile. Perdere 5-8 kg possibile si può fare solo con palestra e dieta ma 24kg è praticamente impossibile.Specialmente quando la sensazione di fame si fa sentire.Io ho provato tutte le diete che ho trovato in internet, sono stata in palestra 3 volte alla settimana ma i risultati non sono mai stati visibili. Massimo che sono riuscita a perdere sono 4kg. A questo punto ho deciso di provare la via delle pillole dimagranti. Ho letti che Reductil o Phentermine sono veramente efficaci per bloccare la sensazione di fame e cominciare a perdere veramente il peso.Ho ordinato le pillole su dimagrire-online.biz e ho cominciato la cura con Reductil 15mg. Ogni mese perdevo in media 3-4 kg. Bevevo tanta acqua e piano piano ho rinunciato ai soliti abitudini alimentari perchè non sentivo la fame.