Lo sbadiglio è descritto come un riflesso  che si compone di una profonda inalazione e di una espirazione forzata susseguente.

Lo sbadiglio viene accompagnato da delle contrazioni muscolari  che conducono il soggetto a “stiracchiarsi” o fare lo ‘stretching’ (esse prendono il nome di pandiculazione).

Presumibilmente ha avuto una originaria funzione fisiologica poi progressivamente convertitasi, nei primati più evoluti, in una funzione eminentemente sociale.

Lo sbadiglio spontaneo è un comportamento filogeneticamente conservato, e quindi ampiamente presente nei restanti vertebrati e finanche nei pesci.

Fattori scatenanti lo sbadiglio

Sono considerati tali:

  • opposti stanchezza/risveglio
  • opposti fame/sazietà
  • stereotipia emozionale

Una funzione fisiologica

E’ stata ampiamente smentita l’ipotesi che ammetteva la capacità dello sbadiglio di facilitare l’ossigenazione sanguigna al livello cerebrale.

Ad oggi la teoria maggiormente in valsa è stata proposta dal gruppo di ricerca di Andrew C. Gallup, ricercatore della  Princeton University (2010-2012); essa si esplica con l’abbassamento della temperatura presso il compatrimento cerebrale che si attua durante il compimento di uno sbadiglio (teoria termoregolatoria dello sbadiglio: ‘the thermoregulatory theory of yawning’); tale raffreddamento condurrebbe ad un incremento di attenzione e memoria dell’individuo che sbadiglia, antagonizzando l’insorgere della sonnolenza.

Quindi lo sbadiglio consentirebbe un rapido ingresso di aria dall’ambiente esterno al compartimento corporeo, sino all’encefalo.

L’attivazione dello stimolo sarebbe di pertinenza diencefalica.

È stato dimostrato come sia più frequente  sbadigliare quando la temperatura esterna è inferiore a quella corporea; ovvero, in media, si è vito che si sbadiglia più facilmente nel periodo invernale piuttosto che d’estate. Infatti, d’inverno, la temperatura esterna è mediamente più fredda e facendo penetrare area tramite lo sbadiglio si può decrementare la temperatura al livello cerebrale.

I detrattori di detta teoria ammettono invece che l’abbassamento della temperature è, al contrario, un atto preparatorio al sonno stesso: un raffreddamento dell’area occipitale sarebbe connesso con una diminuzione del tempo necessario al soggetto per prendere sonno.

Viene anche ammesso un aumento possibile dei livelli di cortisolo, dipendente da uno stato di maggiorata fatica in cui il soggetto soggiace al momento dello sbadiglio.

 

Un contagio per empatia

Lo sbadiglio è stato dimostrato essere contagioso negli umani; questo significa che, in generale, è più probabile che una persona sbadigli dopo aver percepito (visivamente od uditivamente o mediante entrambi i sensi) lo sbadiglio emesso da un’altra persona.

La frequenza di contagio varia durante il giorno, con un picco a mattina presto e in tarda serata (risveglio/addormentamento).

Un recente studio condotto da Ivan Norscia ed Elisabetta Palagi (dell’Università di Pisa) ha fornito la prima evidenza comportamentale che il contagio dello sbadiglio sia associato al legame empatico tra le persone. Lo studio ha dimostrato che il contagio segue lo stesso gradiente dell’affetto empatico: è massimo nei parenti stretti (genitori/figli/nipoti, fratelli, coppie stabili), decresce negli amici, poi nei conoscenti (persone legate solo da un terzo elemento esterno, cioè il lavoro o un amico in comune) e raggiunge il minimo negli sconosciuti. Lo studio rivela che anche la risposta allo sbadiglio (misurata in termini di tempo di latenza) è più rapida tra parenti stretti, amanti e amici. Il contagio inizia a manifestarsi a 4-5 anni di età , quando i bambini sviluppano la capacità di identificare lo spettro emozionale dell’altrui persona che hanno innanzi.

Inoltre, il contagio è ridotto o assente in soggetti che presentano disturbi legati all’empatia: disturbi pervasivi dello sviluppo.

È stato ammesso un possibile coinvolgimento dei neuroni-specchio (in particolare un sistema vestibolare di neuroni-specchio: “vestibular mirror neuron system”),  e dell’area numero 9 di Broadman (giro frontale inferiore destro) ove questi neuroni sono massimamente concentrati, come dimostrato da studi di risonanza magnetica funzionale (fRM).

Il contagio dello sbadiglio, con possibili implicazioni empatiche, è stato finora dimostrato negli Scimpanzé e nei Babbuini gelada. La presenza di contagio tra uomo e cane domestico, considerato capace di un legame empatico con gli umani, è stata ipotizzata, ma i risultati sono ancora inattendibili.

 

Bibliografia

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