[su_note] Premessa: questo articolo non vuole esaurire la trattazione dei tumori ossei in toto, ma concentrarsi prevalentemente sul ruolo della diagnostica per immagini nella diagnosi e gestione di questi ultimi.

A completamento del seguente articolo sarà utile consultare il l’articolo “Anatomia Patologica dei tumori cartilaginei ed ossei” che tratta le caratteristiche anatomo-patologiche e cliniche dei tumori ossei. [/su_note]

Classificazione WHO

  • SERIE OSSEA
    Osteoma  osteoide
    Osteosarcoma
  • SERIE CARTILAGINEA
    Osteocondroma
    Condroma
    Condroblastoma
    Fibroma condromixoide
    Condrosarcoma
  • SERIE FIBROSA E ISTIOCITICA
    Fibroma
    Tumore a cellule giganti
    Fibrosarcoma
    Istiocitoma maligno
  • SERIE VASCOLARE
    Angioma
    Angiosarcoma
  • SERIE MESENCHIMA MIDOLLARE
    Sarcoma di Ewing
    Reticolosarcoma
    Plastocitoma
  • SERIE ADIPOSA
    Lipoma
    Liposarcoma

Tumori ossei – Generalità

Quando ci si trova di fronte ad un sospetto di neoplasia ossea  si deve, prima di tutto, cercare di capire se si tratta di una neoplasia primitiva o metastatica e se, in caso di lesione primitiva, questa sia benigna o maligna. Per arrivare alla diagnosi finale ci si avvale di dati clinici (età del soggetto, sede della lesione, sintomi clinici)  e strumentali (radiografia, tomografia computerizzata, risonanza magnetica ).

Epidemiologia

I tumori ossei possono essere distinti  in tumori primitivi, relativamente rari, con un’incidenza in Italia pari ad un caso su 100.000 abitanti  e in tumori secondari o metastatici, nettamente più frequenti dei precedenti,  derivanti soprattutto da neoplasie polmonari e mammarie. I tumori ossei primitivi  vengono distinti in tumori benigni e maligni; entrambi vengono classificati in base alla natura delle cellule che predominano nel tumore.

L’età  del  soggetto può   aiutare nell’orientamento diagnostico, considerando come alcuni tumori ossei tendano ad essere particolarmente frequenti in  una determinata fascia di  età e molto rare  in un’altra. Ad esempio tra tumore di Ewing  tende a presentarsi tra   1 e 20 anni, osteosarcoma tra i 10 e i 30 anni, dopo i 40 anni più spesso si tratta di lesioni metastatiche, mieloma multiplo o di condrosarcoma.

Per quanto riguarda la sede i tumori primitivi tendono a interessare alcune sedi preferenziali, quella più frequente è il ginocchio e la regione meta-epifisaria delle ossa lunghe. Le metastasi invece colpiscono  più spesso lo scheletro assiale, come la colonna, il bacino e le coste (in questi segmenti c’è la maggior quantità  di midollo osseo sede iniziale di  colonizzazione metastatica).

Clinica

I sintomi clinici lamentati dai pazienti con tumori ossei  sono  dolore a carico del segmento interessato, tumefazione e  comparsa di fratture patologiche. In genere, in caso di lesioni metastatiche, ci troveremo di fronte ad un paziente anziano che lamenta malessere generale, febbre e dimagrimento, mentre in caso di lesioni primitive, le condizioni generali sono buone, tranne per il sarcoma di Ewing che  si presenta con febbre,  come sintomo precoce e costante , accompagnata spesso da  anemia e leucocitosi.

Tumori ossei – Diagnostica per immagini

Radiografia

In genere l’esame radiografico è l’esame di prima istanza mentre Tc e Rm sono utilizzati  per caratterizzare meglio la presenza di invasione dei tessuti molli, l’estensione intramidollare della lesione, l’invasione vascolare e la presenza di interruzione della corticale o di  calcificazioni ossee intralesionali, tutti aspetti importanti per definire il carattere e l’aggressivita della lesione

L’esame  radiografico pur essendo eseguito in prima istanza, non permette una diagnosi precoce: una lesione tumorale diventa visibile radiograficamente solo quando la distruzione ossea locale raggiunge il valore di circa il 50% .

Compito del radiologo nello studio di una sospetta neoplasie ossea e dare informazioni inerenti:

  1. la lesione tumorale, che può presentarsi come un’area di osteolisi, di osteosclerosi  o mista;
  2. la zona di transizione, ovvero l’osso  immediatamente l’area tumorale, che tenterà di reagire all’invasione neoplastica con un’osteosclerosi reattiva ( ovvero l’ osso assume un aspetto più addensato per ispessimento della sua trama, con spazi midollari ridotti o  scomparsi del tutto);
  3. la corticale ossea
  4. la presenza di reazione periostale

Qualora si evidenzi un’ area di osteolisi si devono valutare i caratteri della stessa, l’osteolisi neoplastica  può essere di tre tipi:

Osteolisi di tipo I “ a carta geografica” : i margini di osteolisi sono netti e ben definiti , si riscontra, in genere  in tumori benigni che si caratterizzano per una crescita lenta.

 

 

Osteolisi di tipo II “a morso di tarma”: più aggressiva della precedente   caratterizzata dall presenza di multiple aree osteolitiche , di qualche millimetro di diametro ,che tendono a  confuire tra loro

 

 

 

 

 

Osteolisi di tipo III “ infiltrativa”:  tipica dei tumori maligni, presenta la  massima aggressività.Si presenta con multiple aree di osteolisi a margini mal definiti

 

 

 

Altro aspetto da valutare è la zona di transizione ovvero il confine tra lesione  tumorale e osso normale, questa può essere descritta come stretta o larga, nel primo caso è ben definita, e questo è un aspetto tipico delle lesioni poco aggressive e a lenta crescita che permettono all’osso circostante di reagire con la formazione di un orletto sclerotico , in caso di zona di transizione amplia invece, la zona di transizione non è ben definita e ed in genere si tratta di una lesiona aggressiva.

Per quanto attiene la reazione periostale  in generale la comparsa di un sottile strato di nuovo osso a livello del periostio è indicativa di una lesione a rapida crescita, ma non necessariamente maligna( si può infatti  riscontrare anche nell’ostomielite )

In condizioni normali il periostio è radiotrasparente ma può mineralizzarsi quando un processo osseo stimoli le cellule osteoblastiche che si trovano negli strati interni del periostio stesso;a seconda della benignità o della malignità del processo il pattern assunto dalla crescita periostale sarà differente, in questo senso quindi il tipo di reazione periostale può dare informazioni circa la natura del processo in atto.

tra i vari tipi di reazione periostale ricordiamo:

  1. reazione periostale solida:caratterizzata da un ispessimento netto e  continuo del periostio, indicativa di lesione  a lento tasso di crescita,
  2. reazione a singola lamella: si presenta come una linea radiopaca di 1-2 mm di larghezza parallela alla superficie corticale,aspetto caratteristico di processi  quali osteomielite o un ematoma.
  3. aspetto a “guscio di cipolla”: si viene a creare per la sovrapposizione di più strati paralleli di reazione periostale  in caso di lesione che presenta crescita periodica  (es sarcoma di Edwing )
  4. pattern  “a denti di pettine”: si ha quando la mineralizzazione presenta un orientamento perpendicolare alla  corticale osse e denota un processo più rapido di crescita e molto aggressivo, è infatti caratteristico di lesioni maligne e dell’osteosarcoma.
  5. reazione tipo “surnbust”:tipico dell’osteosarcoma e si caratterizza per la presenza di multiple spiculature periostali divergenti dall’aspetto più grossolano ed irregolare rispetto a quello a denti di pettine.

In alcuni casi la reazione periostale è appare interrotta e non copre completamente il tratto osseo che circonda la la lesione tumorale, questo aspetto è tipico delle lesioni più aggressive dove la distruzione ossea   neoplastica supera l’apposizione  periostea. Spesso in questi casi ai margini dell’interruzione si evidenzia un aspetto a triangolo determinato dai multipli strati di periostio sovrapposti, questo aspetto  è noto come triangolo di Codman, molto caratteristico , sebbene non specifico di osteosarcoma.

Come criteri generali possiamo dire che sono indicativi di tumori benigni  l’integrità della corticale, l’assenza di reazione periostale, la netta delimitazione periferica del tumore  con orletto di osteosclerosi periferica e un accrescimento lento.

Sono indicativi di tumori maligni l’interruzione della corticale ossea, la delimitazione sfumata dei bordi della neoplasia, la presenza di reazione periostale e l’infiltrazione rapida delle parti molli circostanti.

Tc ed RM

La TC  fornisce maggiori informazioni circa l’estensione della lesione  sia all’interno del canale midollare che nei tessuti molli adiacenti, sia riguardo  il rapporto con le strutture vascolari: normalmente il midollo normale ha una densità di circa -20, -40 HU  mentre se viene coinvolto dal tumore la sua densità aumenta diventando simile a quella dei tessuti molli.Inoltre la  TC riesce ad identificare i margini corticali sottili di alcune lesioni tumorali che non si evidenziano alla radiografia  e permette di dimostrare la presenza di mineralizzazione della matrice anch’essa difficilmente valutabile alla radiografia.

La RM permette di valutare il rapporto tra tumore, tessuti molli e strutture vascolari.   Ha un’alta sensibilità  nel valutare il rapporto con le strutture neuro-vascolari, il midollo e  le articolazioni. Il segnale è in genere disomogeneo sia in T1 che in T2 in relazione alla matrice tumorale e all’estensione dell’emorragia e della necrosi:le immagini in T1 sono migliori per valutare l’estensione del coinvolgimento midollare mentre quelle T2 sono più indicate per valutare la distruzione della corticale ossea e l’estensione della neoplasia ai tessuti molli. Normalmente il midollo giallo ha un segnale iperintenso in T1,per la presenza di grasso,quando viene sostituito da tessuto neoplastico si osserva una riduzione di segnale.

TC e RM hanno quindi un ruolo complementare con alterazioni della corticale e  calcificazioni della matrice  meglio visibili in TC, mentre la RM è da preferire per valutare l’invasione dei tessuti molli

Tumori ossei – Stadiazione

La stadiazione dei tumori ossei si basa su tre parametri : l’estensione della neoplasia, la presenza di metastasi e il grado  istologico.

Passiamo ora in rassegna i tumori  ossei più frequenti, distinguendoli per grado di malignità.

Tumori ossei benigni

Nella loro globalità costituiscono la maggior parte dei tumori primitivi dell’osso. Singolarmente non superano il 10%.

Osteoma 

Raro, presenta 3 varianti (subperiostale, subendostale ed a localizzazioni multiple). La forma a localizzazioni multiple, con numerosi osteomi mandibolari, si associa a polipi gastroenterici  cisti epidermoidi e fibromatosi.

Sede: l’insorgenza è perlopiù limitata al massiccio facciale. La massa ha lento accrescimento.
Sintomi: dolenzia locale
Anatomia Patologica: Macroscopicamente  si presenta come una massa subperiostale, subendostale (o a localizzazioni multiple quando associato a polipi gastroenterici e lesioni fibromatose nella sindrome di Gardner) solida, rotondeggiante/ovale, sessile, radiopaca, a contorni netti. Microscopicamente costituita da osso lamellare irregolarmente disposto ma maturo, formato da osteoblasti iper proliferanti.

Osteoma osteoide

Tumore benigno, composto da tessuto osteoide e tessuto osseo reticolare immaturo.
Sede: in più del 50% dei casi tende a localizzarsi nella metafisi e nella diafisi prossimale del femore, della tibia e dell’omero.
Età: l’età più colpita è il secondo decennio.
Sintomi : dolore notturno (dovuto alla produzione di Prostaglandina E da parte del tumore) che si risolve, in modo caratteristico, con assunzione di aspirina.

Imaging radiografico: si nota una piccola zona radiotrasparente di osteolisi   il “nidus osteoide” a limiti netti, talvolta centralmente mineralizzata, circondata  un orletto di  osteosclerosi reattiva. Le dimensioni sono solitamente inferiori ai 2 cm.
La TAC viene utilizzata per evidenziare il “nidus” in regioni di difficile approccio con la radiografia come pelvi e rachide. La lesione appare come un’area ipodensa nel contesto dell’iperdensità del tessuto osseo.

Anatomia Patologica: Macroscopicamente è una massa solitamente con diametro < 2cm. Microscopicamente nella zona centrale ipodensa e radiotrasparente (nidus) sono presenti aree di calcificazione. Il tessuto osseo è costituito da trabecole immature orientate irregolarmente e molto vascolarizzato e ricco di istiociti, con o senza una sclerosi reattiva alla periferia.

Osteoblastoma

Più raro del precedente, è formato da matrice osteoide e osso maturo.
Sede: la colonna vertebrale è la sede preferenziale, assieme a mani e piedi.
Età: secondo e terzo decennio.
Sintomi: minore dolorabilità, dolore sordo e gravativo.
Imaging radiografico: Simile all’osteoma osteoide, se ne differenzia per le dimensioni maggiori (>2cm) e per la presenza  di elementi calcifici ( radiopachi ) nel contesto nel nidus (radiotrasparente). Nelle fasi iniziali assume l’aspetto di un’area di osteolisi a carta geografica  tipica delle lesioni benigne) con margini netti, circondata da osteosclerosi reattiva. Successivamente compaiono le calcificazioni nel contesto del nidus.
Anatomia Patologica: caratteristica, microscopicamente la presenza delle cellule giganti multinucleate responsabili della produzione di osteoide.

Osteocondroma o esostosi osteocartilaginea

Noto anche come  esostosi osteocartilaginea o esostosi solitaria è il tumore benigno più frequente (perlopiù negli uomini, con rapporto 3:1). Origina da tessuto cartilagineo che prolifera e matura diventando così osso. Quando singolo presenta mutazioni del solo gene EXT1.
La sindrome delle esostosi multiple ereditarie (autosomica dominante) ha come mutazioni geniche di frequente riscontro quelle di EXT1 ed EXT2 (proteine implicate nella biosintesi dei proteoglicani a eparina solfato).
Sede: si localizza esclusivamente nelle ossa di origine cartilaginea (ossificazione endocondrale). Le sedi più frequenti sono la metafisi distale del femore e prossimale dell’omero.
Età: tipico dei soggetti  giovani in cui ancora non si sono chiuse le cartilagini epifisarie.
Sintomi: tumefazione e dolore
Imaging radiografico: si evidenzia come una protuberanza ossea (esostosi), peduncolata o sessile, in continuità con lo scheletro e rivestita da un cappuccio di cartilagine (più radiotrasparente rispetto all’osso).L’ accrescimento dell’esostosi  avviene con il meccanismo dell’ossificazione endocondrale e si arresta con il concludersi dell’ accrescimento scheletrico.

Anatomia patologica: Escrescenza solitaria, sessile o frequentemente peduncolata (a fungo), nella quale la cartilagine superficiale presente va incontro a ossificazione. L’osso neoformato costituisce la porzione più interna della neoplasia.
Microscopicamente vi è metaplasia ossea con proliferazione di condroblasti.

Condroma, encondroma

Tumore benigno  formato da un nido di cartilagine ialina localizzato all’interno di un osso che non è andato incontro al normale processo di ossificazione encondrale. Il condroma cresce fintanto che il paziente non raggiunge la maturità scheletrica. Poi  tende a guarire spontaneamente ossificandosi lentamente. L’ossificazione inizia progressivamente dalla periferia creando un orletto di sclerosi attorno alla lesione.
Sede: la localizzazione tipica del condroma è a livello delle ossa tubulari (metacarpo, falangi) delle mani o delle corrispondenti ossa dei piedi. Spesso si presenta con formazioni multiple. Quando l’interessamento è diffuso a molti segmenti scheletrici si parla di encondromatosi (nota come sindrome di Ollier).
Età : si osserva in genere in età adulta.
Sintomi : nella gran parte dei casi è asintomatico.

Imaging radiografico: durante la fase di crescita e di sviluppo il condroma appare come un’area osteolitica ovalare radiotrasparente a contorni policiclici ma ben delimitati. All’interno sono presenti piccole calcificazioni (radio opache) tipiche del tessuto cartilagineo. L’osso coinvolto è rigonfio e la compatta è assottigliata, ma mai interrotta.

 

Tumori ossei  a  malignità intermedia

Osteoclastoma, tumore a cellule giganti

Tra i più frequenti tumori primitivi dell’osso , noto anche come tumore  a cellule giganti  è molto  aggressivo localmente, tende infatti ad invadere i  tessuti molli  adiacenti e  nel 10-15% dei casi va incontro a degenerazione sarcomatosa.

Età: Tipico dell’età adulta, con picco massimo fra i 30 e i 60 anni.
Sintomi:  sono indistinguibili da quelli di un’ artrite  con tumefazione e dolore  a carico dell’osso interessato. A volte giunge alla diagnosi in seguito a una frattura del  segmento scheletrico.
Sede: Nel 65 % dei casi si localizza nell’epifisi del ginocchio e all’estremità  distale del radio. La diafisi è in genere risparmiata dall’invasione neoplastica.

Imaging radiografico : Si presenta come un’area osteolitica eccentrica a margini mal definiti con scarsa osteosclerosi reattiva da parte dell’osso sano circostante.

 

Approfondimento:L’esame radiologico dell’osteoclastoma  non permette di prevedere il suo  comportamento biologico . Per rendere più adeguata la  valutazione  della lesione si utilizza   la classificazione di Enneking, che  combina dati clinici , radiologici e istologici .Questa prevede tre stadi:

  • Stadio I o “fase di queiscenza”: il tumore è asintomatico , all’rx appare come un’area ben demarcata con orletto sclerotico .All’esame istologico le cellule sono ben differenziate
  • Stadio II o “fase attiva” : in questo stadio il tumore  può essere ancora  asintomatico , ma all’Rx si evidenziano dei margini più irregolari
  • Stadio III o  ” fase aggressiva”: a questo punto compare il dolore, all’Rx si evidenzia l’invasione dei tessuti molli , la reazione periostale e  la possibile invasione delle articolazioni adiacenti l a lesione. All’esame istologico le cellule sono ancora differenziate ( per questo si parla di tumore benigno  localmente aggressivo).

Tumori ossei maligni

Osteosarcoma

Dopo il plasmocitoma è il tumore maligno primitivo dell’osso più frequente.  Determina un’osteolisi di III tipo con erosione della corticale e invasione dei tessuti molli adiacenti. La  prognosi è severa per la precoce metastatizzazione al polmone e per la risposta poco favorevole  alla terapia chirurgica e radiante.
Mutazioni frequenti sono a carico di RB, P53 (specialmente in associazione alla sindrome di Li Fraumeni), INK4a e MYC.
Sede: La localizzazione classica (50% dei casi) convolge il ginocchio ed è a livello del femore distale o della tibia prossimale. Più raramente sono coinvolte anche spalla e ossa cranio facciali.
Età: L’età più colpita è il secondo decennio (80%). Nell’adulto è raro (20% dei casi, a questa età insorge  più spesso in un segmento scheletrico affetto da malattia di Paget o sottoposto a irradiazione).
Sintomi: La tipica modalità di esordio è una gonalgia, accompagnata spesso da tumefazione al ginocchio. Il dolore inizialmente è intermittente, poi diventa continuo, molto intenso, con aggravamento di  notte  e risulta  non responsivo ai comuni analgesici. A volte l’esordio coincide con una frattura da fragilità del segmento interessato.

Imaging radiologico: si presenta con  un’area di osteolisi di  tipo infiltrante con margini mal definiti.

Nelle forme più aggressive è comune la presenza di calcificazioni nel contesto della matrice osteoide del tumore.

L’osteogenesi  dei tumori maligni si caratterizza per la formazione di spicule di tessuto osseo grossolane e spesse, impiantate perpendicolarmente all’asse principale dell’osso “a raggio di sole”.

Il periostio viene sollevato dalla massa tumorale e reagisce producendo osso non tumorale a strati sovrapposti ( “a sfoglie di cipolla”). In modo tipico, la reazione periostale nell’osteosarcoma assume  un aspetto a triangolo noto come triangolo di Codman (indicato dalla freccia nella figura) .

Anatomia Patologica: Macroscopicamente l’osteosarcoma appare come una massa bianco-grigiastra, generalmente intramidollare. Microscopicamente gli osteoblasti immortalizzati, i condroblasti e i fibroblasti proliferano nel canale midollare e sostituiscono il midollo dando luogo alla formazione di cartilagine, osso ed osteoide maligno. Le mitosi sono frequenti ed atipiche, sono presenti cellule con nuclei grandi e ipercromici che danno luogo ad anarchia cito-architettonica del tessuto.

Sarcoma di Ewing

È il tumore più aggressivo e che presenta la peggiore prognosi tra i tumori ossei primitivi. L’origine resta incerta (oggigiorno si ritiene provenga da cellule neuro ectodermiche).
Caratteristica risulta anche la traslocazione EWS-FL1 t(11,22) condivisa anche con il Tumore NeuroEctodermico Primitivo (PNET), che differisce dal sarcoma di Ewing per la spiccata differenziazione neurale

Sede: La localizzazione tipica di questo tumore è la diafisi delle ossa lunghe degli arti inferiori o il bacino, soprattutto il sacro; quest’ultima localizzazione è particolarmente difficile da identificare per cui la prognosi è di norma peggiore.
Età:tipico dell’età pediatrica con picco massimo di incidenza  tra i 5 e 15 anni.
Sintomi:L’esordio clinico abituale è quello di una patologia sistemica con febbre, anemia, leucocitosi, dimagrimento e VES molto elevata. Di fronte a un simile quadro clinico si potrebbe pensare ad un processo infettivo (es. osteomielite acuta), ma si deve sempre tener conto della possibilità di un sarcoma di Ewing.

Imaging radiologico:  si presenta con aree di osteolisi multiple e di piccole dimensioni  non confluenti .Nelle fasi più avanzate la struttura ossea  viene completamente cancellata (“osso fantasma”).Tipica è la reazione periostale è a ” sfoglie di cipolla ” che si accompagna alla formazione di spicule ossee con aspetto “raggiato”.L’invasione dei tessuti molli adiacenti è costante .

 

Anatomia Patologica: Macroscopicamente il Sarcoma di Ewing è un tumore che origina dalla midollare, di colore bianco-brunastro, screziato da strie emorragiche, molle. Microscopicamente sono presenti piccole cellule maligne, rotonde, linfocito-simili, con citoplasma chiaro (per la presenza di glicogeno) che si organizzano a formare pseudorosette, meglio note come Rosette di Homer-Wright (cellule tumorali disposte ad un lume centrale caratterizzato da neuropilo e materiale fibrillare)

Mieloma multiplo

Noto anche come plasmocitoma è il più frequente tra i tumori ossei primitivi. Si caratterizza per un’infiltrazione del midollo osseo da parte di plasmacellule monoclonali.
Sede: nella sua forma tipica  il mieloma multiplo tende a interessare più segmenti ossei con predilezione per le vertebre, le coste, il cranio, il bacino e il femore.
Età: tipico dell’età adulta, con picco massimo fra i 50 e i 70 anni.
Sintomi: Caratteristica è l’iperglobulinemia con presenza di proteinuria di Bence-Jones e ipercalcemia. Si associa  dolore osseo diffuso, la comparsa di fratture patologiche e decadimento delle condizioni fisiche generali.

Imaging radiografico:  Si evidenziano aree di osteolisi multiple e rotondeggianti con limiti netti, senza orletto osteosclerotico circostante ( aspetto a ” tarlatura diffusa “). Importante per la diagnosi differenziale con le altre neoplasie maligne è l’assenza della reazione periostale .

Per approfondimenti sul mieloma multiplo: link all’articolo Mieloma Multiplo

 

 

Condrosarcoma

Quarto in ordine di frequenza tra i tumori maligni dell’osso (dopo plasmocitoma, osteosarcoma e sarcoma di Ewing) trae origine da cellule cartilaginee.
Sede: Predilige sterno, bacino, coste e scapole (rappresenta il tumore più frequente nelle ossa piatte).
Età: a differenza dell’osteosarcoma, il condrosarcoma è un tumore tipico dell’adulto, l’età più colpita è quella tra i 40 e i 60 anni, perlopiù uomini (2:1).
Sintomi:  dolore e tumefazione.

Imaging  radiografico: si presenta come un area di osteolisi  a margini mal definiti , con interruzione della corticale e modesta reazione periostale,Per  la diagnosi differenziale con le altre neoplasie maligne è importante la presenza di calcificazioni grossolane ( aspetto a “pop-corn”o “ad anello”)  nel contesto della lesione tumorale.

 

 

Anatomia patologica: Macroscopicamente può apparire come una massa nodulare e bernocculata che mostra erosione delle trabecole ossee (con avanzamento di cartilagine neoplastica) e corticale inspessita ed erosa. Microscopicamente sono presenti quadri convenzionali (ialino o mixoide), varianti a cellule chiare (con condrociti ampi ed atipici a citoplasma chiaro), dedifferenziatamesenchimale (isole di cartilagine ialina ben differenziata circondate da piccole cellule rotonde).

Tumori ossei secondari

Le metastasi ossee compaiono in circa il 25 % dei pazienti affetti da tumore maligno. Le neoplasie che più spesso tendono a metastatizzare  a livello osseo sono quelle della mammella, della prostata (frequentemente osteoblastiche), della tiroide e del polmone.
Sedi: le più frequenti sono la colonna dorso-lombare, il cranio, le coste,il bacino e il terzo prossimale del femore.
Età: la massima incidenza dei tumori ossei si ha tra i 50  e i 70 anni.
Sintomi: pur non essendo rare quelle asintomatiche, in genere si presentano con dolore ingravescente non responsivo agli analgesici, in associazione a fratture spontanee e sindromi neurologiche ( in caso di localizzazione vertebrale) . Se la metastatizzazione è diffusa si associano ipercalcemia e ipercalciuria.

Imaging radiografico: Nei casi tipici si osservano aree osteolitiche  “a tarlatura” con margini irregolari, spesso frammiste a aree di osteosclerosi. L’usura della corticale è rara cosi come la reazione periostale, generalmente assente a causa  del rapido accrescimento della neoplasia.  In presenza di metastasi scheletriche assume grande importanza la scintigrafia ossea che permette una diagnosi più precoce ma meno specifica, in genere si raccomanda di eseguire in prima istanza una scintigrafia e successivamente un’analisi radiografica mirata nelle regioni positive o sospette.

Bibliografia

  1. Diagnostica per immagini e radioterapia” Cittadini
  2. Diagnostica per immagini” Idelson-Gnocchi
  3. “Principi di medicina interna” Harrison 17esima edizione
  4. “Essential radiology” Gunderman second edition
  5. Anatomia Patologica, Mariuzzi – Piccin
  6. Robbins. Kumar & Klatt. Il manuale di patologia generale e anatomia patologica – Masson
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